VIRIBUS UNITIS - corazzata austriaca (**)

Lunghezza fuori tutto 152,18 m     scala 1:100

Dopo aver costruito tre corazzate classe Radetzky che, sebbene armate con cannoni da 305, si rivelarono del tutto sorpassate rispetto alle nuove dreadnought che tutte le nazioni marinare stavano mettendo in cantiere, nel 1908 l'Austria-Ungheria programmò la costruzione di altre quattro corazzate con un dislocamento di circa 19.000 t. che avrebbero avuto i nomi di Viribus Unitis, Tegetthoff, Prinz Eugen e Szent Istvan, da realizzarsi presso lo Stabilimento Tecnico Triestino su progetto dell'ing. Siegfried Popper.
A causa delle difficoltà economiche in cui si dibatteva l'Impero, l'avvio delle costruzioni fu notevolmente travagliato, tanto che al progetto iniziale, già ripetutamente modificato, furono apportate ulteriori e notevoli varianti al fine di limitare i pesi e soprattutto i costi, varianti che non comportarono miglioramenti ma solo indebolimenti delle strutture e quindi scadimento delle condizioni generali delle navi.
Ad ostacolare il proseguimento dei lavori, alle difficoltà finanziarie si aggiunsero peraltro anche complicazioni politiche in quanto l'Ungheria, chiamata a partecipare alla spesa quale parte integrante dell'Impero Austro-Ungarico, protestò rivendicando per i suoi cantieri la costruzione di almeno una delle navi e così la Szent Istvan, visto che Santo Stefano era il protettore dell'Ungheria, venne assegnata al Cantiere Ganz - Danubius di Fiume, il solo che si trovasse in territorio magiaro (dopo la guerra, passato il territorio all'Italia, diventerà "Cantiere del Quarnaro" gestito dall'Ing. Orlando dei Cantieri Orlando di Livorno).
Sino ad allora questo cantiere aveva costruito solo del naviglio minore, sicchè non era in grado di affrontare un impegno così complesso. Furono attuati grandi lavori di ristrutturazione del cantiere ed inoltre, per semplificare la costruzione, il progetto fu modificato facendo una nave con due eliche, anziché quattro e lasciando il resto quasi inalterato (medesimo scafo, armamento e protezione). Le quattro eliche tripale in bronzo della V.U. avevano un diametro di 2,75 m mentre le due eliche della S.I. avevano un diametro di quasi 4 m.  I timoni erano due, semicompensati.
Il dislocamento del progetto finale era di 20.000 t ed a pieno carico risultò di 21.600 t per le V.U. e di 21.700 t per la S.I.  L'autonomia era di 4.350 miglia a 10 nodi, invero  modesta ma sufficiente in quanto le navi erano destinate ad operare nel ristretto bacino dell'Adriatico e nel Mediterraneo.
Malgrado il diverso apparato motore, potenza e prestazioni risultarono quasi uguali: rispetto ai 20,30 nodi di velocità massima progettuale, nelle prove la Viribus Unitis raggiunse 20,40 nodi con una potenza di 27.383 HP, la Tegetthoff 20,31 nodi con 25.638 HP e la Prinz Eugen 20,41 nodi con 27.183 HP.  La Szent Istvan, completata durante la guerra, non potè effettuare prove ufficiali ma sembra che durante il servizio abbia raggiunto e superato i 20 nodi sviluppando una potenza di 26.400 HP.  La dotazione di carbone era simile: 1870 t per le navi costruite a Trieste e 1845 t per la S.I.. Anche l'equipaggio era uguale: 31 ufficiali e 1066 uomini per le V.U. e 38 ufficiali e 1060 uomini per la S.I.
Le sole differenze esteriori della Szent Istvan, oltre alle eliche, erano un'ampia piattaforma che collegava i due fumaioli con il ponte di comando per sorreggere vari apparati di scoperta, due grandi maniche a vento a sezione quadra poste a proravia dell'albero di maestra e le cappe dei fumaioli, mentre le altre tre navi  mostravano fra loro solo piccole variazioni.  Le differenze sono evidenti nella seconda fotografia esposta.
La V.U. fu la prima a scendere in mare il 24.6.1911 e ad entrare in servizio il 5.12.1912, l'ultima fu la S.I., varata il 14.1.1914, poi completata nell'Arsenale Militare di Pola nel corso della guerra ed entrata in servizio il 17.11.1915 con quasi 17 mesi di ritardo sul programma originario.
In verità, la commissione di inchiesta che venne nominata dopo l'affondamento della Szent Istvan, silurata dal MAS di Luigi Rizzo il 10 giugno 1918 al largo di Premuda, rilevò, anzitutto, gravi carenze di progetto per tutte le navi della classe ed infatti anche la Viribus Unitis affondò l'1.11.1918 nel Golfo di Pola per essere stata colpita sotto il galleggiamento.  Per la S.I. in particolare, rispetto alle altre tre navi, emersero numerosi ed importanti difetti strutturali e costruttivi dovuti alla inesperienza ed alle negligenze del cantiere, specie nell'insufficiente riserva di stabilità e nei sistemi di bilanciamento e di esaurimento, nonché nelle chiodature, tali da aggravare in larga misura, rendendoli irreparabili, i danni provocati dai due siluri di Rizzo.
Tutte le navi erano armate con 12 cannoni da 305 in torri trinate aventi una gittata di 20.000 m con un alzo di 20°, 12 cannoni da 150/50 (denominati all'origine 149/47) (gittata 15.000 m), 18 da 66/50 in funzione antisiluranti e varie mitragliere, oltre a 4 tubi lanciasiluri da 533 mm. subacquei con una dotazione di 14 armi.   Tutte le armi furono costruite dalla Skoda:
La documentazione ora disponibile è composta da dieci tavole e comprende:  piano di costruzione in scala 1:100 con le differenze fra i due tipi di navi,  due tavole con 34 ordinate disegnate singolarmente, vista di fianco, sezione longitudinale, ponte di coperta, piano di batteria, due tavole con le torri trinate da 305 viste di fianco e dall'alto in scala 1:50 con numerosi particolari (datate settembre 1910, provenienti dalla Skoda di Pilsen) ed una tavola in scala 1:10 con la vista di fianco del cannone da 149/47.
I piani generali sono stati rilevati dai disegni eseguiti presso lo Stabilimento Tecnico di Trieste nel 1911, disponibili presso l'Archivio di Stato di Vienna, mentre i piani di costruzione e le ordinate sono stati realizzati dal signor Giuseppe Marcucci di Cattolica.